L'Ospedale e il Borgo di Santo Spirito

Fino al 1653 il Borgo di Santo Spirito fu sotto la giurisdizione di due parrocchie, site entro le mura della città ed ora non più esistenti: San Matteo e San Giuliano.
Si ha notizia di una piccola cappella, con annesso un monastero o ospizio (non si parla ancora di ospedale) sito sulla via Emilia nel punto di attraversamento del Canale dei Molini, retta da un gruppo di poche persone, frati laici, detti “Crusari” (forse dal fatto della presenza della Croce Stazionale), che attendevano alla ospitalità e all’assistenza dei pellegrini, che percorrevano la via Emilia verso la Terra Santa, ai quali si aggiungevano altri sbandati, che non ottenevano il permesso di entrare in città.
La presenza della chiesa e dell’ospizio era indicata sulla via Emilia da una Croce greca, di marmo biancastro, a bracci aperti, priva di terminazione del lato inferiore, di circa 30 cm. per lato, con crocifisso scolpito su ambo le facce.
Non è facile stabilire l’origine dell’Ospedale e del nome “Santo Spirito”, forse furono i Crusari che ampliarono l’ospizio, trasformandolo in ospedale e trasferendolo in una zona vicina sull’altro lato della via Emilia. Di certo l’origine ed il nome non sono attribuibili ai padri Crociferi, che giunsero in zona solo dopo il 1264, quando l’Ospedale “Santo Spirito” era già esistente, anche se ridotto male.
I Crociferi ressero e amministrarono l’ospedale di Santo Spirito per oltre due secoli, si trovarono spesso in disaccordo con i Benedettini di Santa Maria in Regola.
Nel sec. XIV l’attività dell’ospedale cominciò a decadere anche in conseguenza della peste nera, che colpì Imola nel 1347; non compaiono negli atti notarili donazioni o acquisti, ma solo concessioni, locazioni e vendite. Ma nel 1448 il prestigio dei Crociferi in città era ancora notevole in quanto chiesero ed ottennero in commenda la chiesa di Santa Croce e l’orto di Santa Caterina posti sulla via Santa Croce (attuale via Zampieri). Nel 1530 l’ospedale di Santo Spirito venne trasformato in tintoria, data in affitto e nel 1600 scompare dagli atti la denominazione ospedaliera e neppure la tintoria funzionava più. Venne definitivamente chiuso con la bolla di papa Innocenzo X, il 12 aprile 1653, assieme agli ospizi minori inutilizzati, pochi anni prima che Alessandro VII sopprimesse l’ordine dei Crociferi. Rimase la chiesa ancora funzionante ed in discrete condizioni, che venne promossa in chiesa parrocchiale.

1653 - Anno di Fondazione

Il territorio sul quale sorse nel 1653 la parrocchia di Santo Spirito, ha subito nel corso dei secoli notevoli e sostanziali modifiche, sia nei confini, sia nella densità della popolazione, sia nella morfologia del terreno. Ci fu un momento, in seguito alla soppressione della parrocchia di Pontesanto (1753), che Santo Spirito ebbe la giurisdizione su quasi la metà della periferia di Imola, fino a Porta Montanara e fino al rio Gambellara.
Vennero poi stralci notevoli, dei quali il più consistente nel 1966, a favore della parrocchia di Croce in Campo. In passato fu considerata parrocchia “fuori le mura”, poi parrocchia di periferia o suburbana.
Attualmente i suoi confini sono con le parrocchie di Croce in Campo (via Zappi, via Manzoni, via Rivazza, via dei Colli e via Pisacane/Emilia), San Prospero (via Lughese fino a via Valverda), con San Pietro apostolo di Chiusura (via Valverda e via Laguna), con San Giovanni Nuovo (via Poiano), con Sant’Agata (via Coraglia, via Farini e via De Amicis).
La data di nascita della parrocchia di Santo Spirito risale al 24 giugno 1653 e il primo parroco si chiamava don Andrea Gherardi.
Un terremoto nel 1688 distrusse il primo edificio della chiesa, che venne ricostruito all’inizio del 1700, grazie al nipote del primo parroco, don Giacomo Gherardi. La parrocchia contava 400 abitanti, mentre qualche anno dopo (1735) gli abitanti erano circa 1200.
L’invasione napoleonica rischiò di far chiudere e sopprimere la parrocchia, la quale invece riuscì a resistere: con l’editto del 1805 delle 41 chiese imolesi ben 31 furono chiuse e i beni confiscati. Anche le parrocchie dalle 12 esistenti ne sopravvissero solo 4 e le altre furono declassate a vicarie delle prime. Santo Spirito seguì questa sorte, ma senza subire la chiusura e mantenendo i suoi beni.
Un incendio distrusse l’archivio parrocchiale: nella notte del 30 gennaio 1831 s’incendiò la sacrestia di Santo Spirito e bruciò un armadio che conteneva l’archivio parrocchiale, precisamente andarono distrutti i libri dei morti dal 1778 a tutto il 1826, alcuni registri dei matrimoni, diverse vacchette di legati, documenti antichi e inventari, presentati per le visite pastorali.

(Per ulteriori notizie storiche può essere ordinato il libro di Monsignor Domenico Caselli, La parrocchia di Santo Spirito e il suo borgo, Editrice La Mandragora, Imola 2005).

Dal 1905 in avanti

Nel 1906 vennero terminati i lavori di costruzione di un più ampio edificio parrocchiale (iniziati nel 1905), con annessa casa canonica. La nuova chiesa, fu certamente un buon restauro di quella precedente, ma non risolse il problema della capacità ricettiva in riferimento alla popolazione. Al censimento del 1911 figuravano appartenenti alla parrocchia di Santo Spirito ben 1980 fedeli.
Un parroco decisivo fu don Gracco Musconi, che potremmo soprannominare il parroco delle due guerre mondiali. Infatti prese possesso in occasione delle feste di Pentecoste del maggio del 1916 e rinunciò al suo ufficio nel novembre del 1957.
Il 19 marzo 1958 fece la presa di possesso, don Domenico Caselli, rimasto parroco fino a luglio 2003. Monsignor Caselli ha seguito tutti i lavori di ampliamento della scuola materna e nel frattempo anche l’edificio della chiesa vecchia venne distrutto (1968) per far posto all’attuale chiesa (1970) e canonica (1975).
La popolazione della parrocchia è andata sempre in crescendo: nel 1960 risultavano 3557 abitanti, raccolti in 1070 nuclei familiari; nel 1970 gli abitanti erano circa 6600 (1984 famiglie); nel 1985 gli abitanti erano oltre 8000 (circa 2900 famiglie). I nuclei familiari si aggirano attualmente intorno a 3400.